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Collins nelle sue memorie non nasconde le incertezze sulla missione. Il capo della missione Apollo 8 che, con una tecnologia molto simile aveva orbitato intorno alla Luna nel 1968, aveva calcolato che la navicella, poiché composta da 5,6 milioni di parti mobili, anche se con un'efficienza impensabile del 99,9%, avrebbe sempre corso il rischio di scontrarsi con almeno 5.600 difetti. E naturalmente molte cose quella sera andarono storte.
Una volta staccatasi dall'Apollo, gli allarmi dell'Aquila cominciarono a suonare costringendo gli astronauti a bordo e i tecnici in America a scegliere se abbandonare la missione o proseguire. Fortunatamente proseguirono ed entrarono nella storia con una passeggiata di sessanta metri sul suolo lunare e le parole di Armstrong: «Un piccolo passo per l'uomo, un balzo enorme per l'umanità». Una frase storica che doveva essere seguita da un altro colpo di genio. Tornati nel modulo e preparandosi a decollare, i due, svegli da 36 ore, si accorsero che nella fase di discesa, qualcosa aveva sradicato dal pannello comandi uno degli interruttori senza il quale era impossibile azionare il booster necessario per spingerli fino alla navetta madre per il rientro. A salvare la missione fu il cappuccio di una penna che, per caso, si incastrava alla perfezione nel quadro e permise di azionare i motori.